Ieri sera ho avuto la pessima idea di andare a cena con Franco. Franco è un amico d’infanzia, l’unica amicizia che ho mantenuto.
Franco dice che la nostra è una strana forma di amicizia, è una “relazione fra terminali che non termina”.
Di solito io ceno al ristorante, qua, all’albergo, ma cambiare ogni tanto mi fa bene e ho accettato l’invito.
Entrambi non abbiamo avuto figli, mogli andate, nessuna amante fissa, nessuna fede calcistica, pochi interessi comuni, di politica preferiamo non parlare. Le cene tra noi sono piuttosto silenziose, ma solitamente mi lasciano una sensazione piacevole di serenità.
Ieri no, ieri sera è stato un vero disastro.
Franco mi è passato a prendere con la sua auto, io non guido. Aveva prenotato in un posto carino, in una strada accanto alla strada dove sono cresciuto. Ha parcheggiato proprio davanti la chiesa che sembra una pagoda dove si è sposato mio fratello.
Nel tragitto non abbiamo detto nemmeno una parola, ci siamo solamente salutati.
Io e Franco siamo di quegli amici che possono stare un intero pomeriggio di maggio seduti uno accanto all’altro su di una panchina del parco a guardare passare le badanti e dirsi un’unica frase prima dei saluti:”Io la culona con la gonna a pieghe e la treccia da cretina. Tu?”
Il ristorante è molto piccolo, gode di un’ottima fama, ma non sono convinto che sia una valutazione realistica, manca di qualcosa che lo renda veramente speciale. Credo che dipenda dai quadri, sempre gli stessi, sempre orrendi. Il cibo non offre mai sorprese, mai una sbavatura, un colpo di genio, uno sviso, solo regolarità. Per non parlare dei bicchieri per l’aperitivo, larghi e bassi, una vera bestialità.
Il cameriere era un bel ragazzo, cortese e sorridente.
Eravamo l’unica coppia di maschi ad esclusione di due francesi sistemati nell’angolo accanto all’ingresso. Non avrei potuto mangiare se mi avessero assegnato quel tavolo, mi sarebbe stato inevitabile passare l’intera serata ipnotizzato dal quadro enorme proprio di fronte. Un piatto con due uova sode e quattro asparagi in una strana prospettiva. Un insulto.
Ordinammo da un menù scritto in diverse lingue. Franco scelse l’inglese, credo per ricordarmi di quella volta insieme a Norwich: due vecchi cretini a cercare di imparare quella lingua del cazzo.
Fu dopo aver ordinato la cena, quando il cameriere si allontanò che osservai Franco. Continuava ad essere un bell’uomo. Una bella bocca, capelli grigi folti e ordinati e quell’aria da primario impegnato nel giro visite del reparto.
Eravamo là quella sera perché doveva parlare, mi doveva dire una cosa, sicuramente poco piacevole.
“Pensavo.” Disse. “Ieri alla televisione parlavano della linea della vita, del cerchio della vita. Pensaci Paolo, io e te abbiamo più passato che futuro da diverso tempo ormai. Tu Paolo, che cosa pensi, che sarà di te, di me in futuro?”
Linea spezzata chiusa.
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Forte! Ma quel quadro con le uova, davvero … inguardabile 😀
Terrificante 🙂
Smackk 🙂
baci 🙂
Caro Franco se ci pensi razionalmente ti accorgerai che questa considerazione sulla proporzione tra passato e futuro (che nessuno può conoscere mai con certezza a nessuna età) è la linea di demarcazione tra vecchi e giovani. Quando eravamo alla panchina a guardare il culo alle badanti non mi avresti mai chiesto una cosa del genere. Non sono i capelli bianchi ma è questa domanda che mi fai a renderti vecchio. Non ti rispondo, Bevi un altro bicchiere ed ascolta ancora il Boss che ha sempre una grande voce da strada e sa strapazzare una chitarra.
Ma tu sei saggio, io queste cose non le so nemmeno pensare.
… tanto lo sai che nemmeno tu sei saggio 🙂
… meglio così 🙂
io ho scelto di vivere il presente, non so se sia un bene ma a me fa bene… occorre lasciare andare il passato tanto non torna e non avere aspettative del domani, tanto non lo sai cosa ti riserva … e mentre pensi a ieri e al domani, la vita ti sfugge di mano
Credo che la vita sfugga di mano ancora di più se non ci si sofferma a ripensare al passato, non si cerca di dargli un senso e non si fanno proiezioni sul futuro. È una pratica faticosa, spesso dolorosa, forse inutile … mah.
Questo si, occorre fare tesoro di ciò che abbiamo vissuto… Il mio pensiero era riferito ad in discorso in po’ ampio e personale che in poche righe non è semplice sintetizzare.
magari un giorno davanti a un litro di caffè ne parleremo. 🙂
🙂
Per me camomilla
volevo fare la brava, per me prosecco!
Anche io facevo la brava…
Andiamo via di alcolico 🙂
ottimo!
Per un momento ho pensato che a fine post Franco ti avesse dichiarato il suo amore. O è successo?
no, niente da fare! Scusa ma mi hai fatto venire in mente questa:
La solizione e’: Di te e di me sarà passato!
Proprio una cosa poco piacevole…
ma anche no
ma anche no 🙂
Immagino che il titolo sia la risposta che dai, che Paolo da’, a Franco. Risposta assai amara.
Sempre detto che stai bene in pantaloni
🙂
ml
Esatto.
… ho le gambe lunghe 🙂
La linea di demarcazione? Esiste solo a posteriori. Pensare al futuro è vedere il bicchiere mezzo pieno. Pensare al passato a quello mezzo vuoto.
Tanto vale pensare solo al presente, che non è passatyo ma nemmeno futuro.
I due amici non paiono dei chiacchieroni. Così mangiano meglio senza perdere tempo.
non credo che per un vecchio pensare al futuro sia vedere il bicchiere mezzo pieno, non so.
Dipende dal vecchio
mezzo pieno di prosecco anche per me, grazie. poi vorrei anche il bicchiere mezzo vuoto per rifarlo mezzo pieno. grazie.
(bello bello eh! mi piace :))
Lud
ottima idea! viva viva Lud!
Io non guardo troppo al passato, semmai mi proietto nel futuro. Ma non è un bene nemmeno questo. dovrei imparare a godermi pienamente il presente. Ci sto provando.
mah, forse dovremmo guardare a tutto, ma che fatica!
ciao
Il presente è ciò che conta davvero.
Hai ragione ma credo che la canzone di Bertoli dicesse il giusto.
tu già lo sai come lapenso su Paolo.
quindi ti dico: se vieni il 3 io ci sono. Chiama!! 😉
certo che chiamo. Che dici, porto anche Paolo?
😀 yep!