Questa la notizia.
Da qualche giorno se ne parla. Chi plaude, chi si indigna.
A me pare una brutta idea, a me pare che non risolva proprio nulla.
Piscini?
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La forzatura della integrazione.
Come voler costruire un attico senza avere il concetto delle fondamenta.
Ma questo, è solo un pensiero.
Sembra una scorciatoia. Odio solo io la parola integrazione?
Non ne sono per niente convita: le piscine sono pubbliche e punto.
Ci va chi ci vuole andare: maschi, femmine, marziani, africani, peruviani.
Il fatto è che in questo modo le donne mussulmane non ci possono andare e allora hanno pensato a questa cosa.
Ecco quale è il motivo….e qual’è il problema? L’igiene?
Uno dei problemi è l’igiene. Alcune piscine vietano l’accesso con il burkini. Credo che il problema grosso riguardi la compresenza maschile. Senza maschi le donne potranno nuotare in costume…
Qualcosa non mi torna.
Accogliere l’altro significa allora creare ambienti diversi..ai quali noi siamo abituati. Significa forse che dobbiamo cambiare noi le nostre abitudini? Cioè se io vado in un paese diverso dal mio questi mi accolgono cambiando le loro abitudini? C’è qualcosa e molto che mi sfugge.
Come ho scritto questa cosa non mi convince, ma capisco anche la volontà di fare qualcosa per queste donne. Sinceramente non credo che questo possa mettere a rischio le mie abitudini e le mie tradizioni (dalle quali spesso prendo le distanze) ma temo che non risolva proprio un fico secco.
La volontà non basta e a volte si crea più danni.
Concordo sul fico secco, però.
Non so se vederla come una cosa negativa, l‘integrazione non si forza e se per alcune donne la presenza degli uomini può costituire un limite, ben vengano anche questo tipo di tentativi.
Chiederei a una donna musulmana cosa ne pensa, credo che noi siamo troppo distanti da certe problematiche per poter giudicare senza pregiudizi. Anche noi, per andare a scuola, siamo dovute passare dalle classi esclusivamente femminili in fondo.
Questa è una riflessione che ho fatto anche io. Le donne hanno avuto spazi dove essere relegate da sempre e da sempre hanno dovuto trovare (crearsi) uno spazio. Ho pensato anche che questa è almeno una possibilità, quella di andare in piscina, altrimenti negata. Ho la massima stima dell’Assessora che ha promosso l’iniziativa è preparata e sensibilissima alla questione di tutte! le donne. Ma questa cosa non mi convince, questa cosa sa di ghetto. Voglio vedere quante donne andranno in piscina mussulmane e non.
Beh, io ci andrei, per vedere come va, per vedere se per loro è davvero una piccola conquista.
Ci andrei perché per evitare il ghetto occorre che ci andiamo anche noi, che siamo libere di scegliere e scegliamo di conoscere il loro pensiero su questa vicenda, scambiando opinioni con loro, aiutandoci tutte a comprendere cosa fare per un minimo di libertà.
Io credo solo che noi occidentali rischiamo sempre di cadere nella presunzione quando giudichiamo unicamente dalla nostra libertà, una libertà poi solo a parole per molti aspetti.
Il fatto è che io non so cosa significhi non poter andare in piscina perché me lo vieta mio marito o mio padre, non so cosa significhi essere limitata così. Soo per questo dico che vorrei sapere cosa ne pensa una donna musulmana, perché io non lo so, non lo immagino (per mia fortuna).
Hai ragione, bisognerebbe andarci, bisognerebbe parlare. Io sono anni che ci provo con scarsi risultati.
Eh, purtroppo l‘integrazione non è facile. Ogni tanto riguardo Comizi d‘amore e, se per certi versi mi stupisco, per altri mi dico che abbiamo ancora noi per primi un sacco di strada da fare.
È servito a far nascere dei sorrisi
http://nuovavenezia.gelocal.it/cronaca/2014/05/11/news/musulmane-nella-piscina-per-sole-donne-e-bambini-successo-di-allegria-1.9205392
Olè, ogni tanto anche noi italiani riusciamo ad essere belle persone =)
(per di più veneti! cerco subito qualche articolo leghista, giusto per farmi due risate :D)
ah ah ah 🙂
Ecco, ad esempio, oltre al titolo pessimo “far nuotare le mussulmane” (a me suona sprezzante, ma forse è una mia lettura), i commenti sotto sono assurdi!
Meno male che è andata bene, anzi, propongo piscine separate per i beoni! 😐
http://corrieredelveneto.corriere.it/veneziamestre/notizie/cronaca/2014/9-maggio-2014/piscina-vietata-uomini-fare-nuotare-mussulmane-223195719699.shtml
Rivedrei anche il suffragio universale.
L’integrazione non si incoraggia in questa maniera. Questi sono palliativi che possono portare anche ad effetti contrari ai desiderati e perseguiti
È esattamente quello che temo io.
tecnicamente è disdicevole, se però analizziamo la problematica di è musulmana, non cancelleremo un pochi anni una cultura (?) millenaria. Povere donne, mi fanno pena
Nessuno vuole cancellare una cultura, anzi, ma la parola cultura affiancata alle barbarie che vengono praticate sulle donne mi dà i brividi, no, mi fa vomitare.
se da un lato l’iniziativa è, secondo me, lodevole (se fossi costretta a vivere in un altro paese, mi piacerebbe che esso mi venisse incontro nei limiti del possibile, senza divenire causa di stravolgimento delle usanze di chi mi ospita), dall’altro temo che faccia acqua perché prima ancora delle strutture bisogna essere ‘strutturati’ in un certo modo.
E poi ci si deve incontrare tra strutture differenti … difficile, difficile!
Ma la notizia è quella delle tre euro a giornata? Davvero? Mi ci abbonò subito!
Anche questa chiave di lettura è interessante.
Notte, minima.
Giorno, vagone
Giorno a te, minima.
Minima, per te una buona notte e qualche nota.
Hold your head – teedra moses
oh grazie … perdindirindina 🙂
… a me l’idea pare pessima, ma pessima forte. E mi fermo qui…
🙂 ciao Minimaaaaaa
Non lo so, non riesco a capirlo bene.
🙂 In Italia, carissima, molte cose sono contorte.. che pazienza che ci vuole! Un abbraccione
Io sono per uno Stato laico, dove per me laico non significa astenersi da giudizi, io ritengo che in uno stato laico il burka debba essere vietato per legge come hanno tentato di fare in Francia, perché una comunità deve saper riconoscere cosa è sopraffazione.
Detto ciò, io non so dare un giudizio sulla notizia che proponi. Penso che se l’iniziativa viene da una richiesta delle donne mussulmane di Mestre allora è giusto che si faccia, non mi piace ma è giusto. Se questa è l’esigenza di una comunità di donne che altrimenti non saprebbe dove andare a nuotare bene così, piuttosto che esser relegate in casa senza che nessuno le riconosca il diritto di nuotare, poi sarà il Centro Sportivo, la nostra cultura a fare il resto. L’integrazione non deve esser solo per le donne ricche di Dubai che a casa loro sono coperte e a Mestre in bikini in piscina.
Le donne ricche di Dubai stanno a Dubai, qua c’è gente messa piuttosto male. La questione economica non è trascurabile. Spendere soldi per mandare una donna in piscina potrebbe essere uno dei problemi.
Gente ben più civile di noi ha cominciato anche da qui, credo che provarci con un po’ di testa non faccia male, imparando dai paesi virtuosi, quello sì.
Io un po’ in giro ci sono anche stata ma tutti questi virtuosismi mica li ho visti.
non lo trovo così negativo. io trovo negativo che a milano stiano nascendo i ristoranti children-free (“siore e siori, venite tranquilli! non troverete urla d’infanti a turbar la vostra quieta libagione!”), non che all’interno di una piscina pubblica diano la possibilità di partecipare a chi non potrebbe in altri momenti. non mi sembra escludente, anzi, lo trovo includente.
(precisazione: se poi non fosse un’apertura una tantum sarebbe molto meglio, ovviamente, meno green-washing e più sostanza)
sull’inclusione avrei molto da dire. Con questa logica dovrei prevedere una scuola con classi esclusivamente femminili?
no. in classe vai vestito.
classi senza crocifissi, piuttosto 🙄
No, ti assicuro che non c’entra l’abbigliamento, tu pensi di poter far sedere una ragazzina in un posto qualsiasi? Pensi che un insegnante possa andare bene per lei? Purtroppo no, non è così.
lo so che non è così. lo vivo regolarmente, quando nelle scuole faccio corsi di teatro. molti degli esercizi prevedono contatto fisico. la mia scelta, tendenzialmente, è che negli esercizi collettivi di fiducia e creazione gruppo, se ci sono preclusioni, non si obbliga le ragazzine al contatto ma si fa in modo di eliminarlo per tutti. così come, se c’è un ragazzo fisicamente disabile e si gioca a rincorreresi non propongo a lui di correre ma agli altri di provare a usare una gamba sola oppure altre scelte simili. opinabile, eh, ci mancherebbe… ma non insormontabile, ecco.
Mi sembra una ghettizzazione riservare tre giorni alla settimana solo alle donne (non muterebbe il concetto se fossero dedicate solo agli uomini).. Se vogliamo parlare di integrazione dobbiamo pensarla a 360° e non per settori. Questa non si costruisce artificiosamente, come da notizia, ma attraverso uno sforzo comune tra tutti, ma proprio tutti.
Ed è esattamente questa la difficoltà, temo l’utopia.
Siamo sulla stessa linea di galleggiamento
E però mi viene da dire: e se non si fa niente ecco non si fa niente e se si fa qualcosa ecco si fa solo qualcosa e se uno fa tutto ecco che si vuol fare tutto adesso!
insomma…è dare una possibilità che prima mancava. Va bene no? altrimenti? che si sarebbe dovuto fare se sono costrette a nuotare col vestito? delle piscine a parte sarebbe ghetto, integrarle è solo un palliativo, far venire gli uomini è offensivo, non far accedere altri è razzismo…uffffff……
cmq per inciso io in egitto ho rinunciato a tuffarmi in piscina perchè non avrei potuto farlo se non indossando una tunica ma non mi è pesato affatto, anche perchè sapevo che tempo 10 gg sarei tornata qui. Non so se loro rinuncino altrettanto volentieri sapendo che la loro religione impone loro l’osservanza di certe regole. Magari si, è una rinuncia che non pesa perchè segue un ideale.
O magari un bagnetto se lo fanno volentieri e aderiranno contente all’iniziativa.
Certo che se tra loro c’è la esther williams del secolo le conviene sovvertire e lottare per un costume speedo….
È difficilissimo, lo so. La linea di confine è sottilissima. Lottare, bella parola
Mi pare una scorciatoia anche a me. E’ più facile formare enclave che insegnare la tolleranza. In questo senso mi hanno anche colpito i ristoranti children-free. La vera domanda è: stiamo discriminando? Allora facciamo anche picine immigrati free. Il confine è labile e pericoloso.
Ciao Mente 🙂
ciao.
io però sui ristoranti avrei qualcosa da dire. Ho due figli, il più grande quando era piccino era vivacissimo e faticava a stare seduto per tanto tempo. Andare al ristorante non era un gran divertimento per lui e nemmeno per me. Per questo andavamo raramente e sceglievamo posti frequentati da famiglie con bambini. Sinceramente trovo che a volte sia sgradevole cenare con gruppetti di bambini lasciati liberi di fare ogni cosa. Io sono tollerante, lavoro con i bambini e ho due figli ma ammetto che qualche volta gradirei non trovarmeli accanto al ristorante.
Mah,,, Se dovessimo fare la lista delle cose che danno fastidio al ristorante o in qualsiasi altro posto non so quanto lunga sarebbe. A me è stato recentemente detto da un professore di mia conoscenza che preferisce insegnare nelle scuole private perchè in quelle pubbliche ci sono troppi alunni problematici da gestire. O gli stessi alunni che non gradiscono le classi miste perchè rallentano l’apprendimento della classe in generale. Persone che non sopportano un cane abbaiare o che vogliono il coprifuoco alle 22. Fai tu. In una città dove le cassette del pane sono rivolte verso l’interno e non verso l’esterno dove dovrebbero essere.
Vero, tolleriamo pochissimo.
ho la sensazione di trovarmi di fronte all’ennesima boiata “politically correct”,
il pensiero “politically correct” è la massima espressione della ipocrisia griffata
TADS
l’assessora è una bravissima persona, in questo caso forse è come dici tu.