Scrivo senza rileggere, con la spavalderia che non ho mai avuto.
Sono solo e triste e sento che il mio stomaco non ne può più.
Credo che butterò tutto alle ortiche ma non ce ne sono ai lati delle strade che percorro.
E allora cercherò un treno regionale per fare meno notizia o una finestra rotta che dia sul cimitero, un’onda ma bassa, una ferrata per dilettanti, un farmaco ma omeopatico, un paio di forbici con le punte arrotondate. Potrei chiedere aiuto a chi fa solo del bene, ma a pensarci, bene, anche chi fa solo del male potrebbe fare al caso mio. Potrei ingoiare le molliche di pane che mia madre toglieva a mio fratello per non farlo soffocare, incrociare gli occhi mentre suonano le campane, asciugare i capelli a piedi nudi o addormentarmi sotto a un albero per ripararmi da temporale.
Perché scrivo questo onestamente non lo so ma senza conoscerne il motivo oggi sento tutta la tristezza del mondo.
ovviamente la canzone non c’entra un fico.
Ho capito, sei stufa di quel tipo e lo suicidi.
no, no non credo, anzi no.
Fai bene.
Stanotte a letto ti sentiresti sola.
già …
Mi è venuto in mente questo, da Ogni cosa è illuminata di J. S. Foer: “Brod scoprì seicentotredici tristezze, ciascuna assolutamente unica, ciascuna una singola emozione, non più simile a qualunque altra tristezza di quanto fosse simile all’ira, all’estasi, ai sensi di colpa e alla frustrazione. Tristezza dello Specchio. Tristezza degli Uccelli Addomesticati. Tristezza di Esser Triste di fronte a un Genitore. Tristezza dell’Umorismo. Tristezza dell’Amore senza Scioglimento.”
Bellissimo. Adoro i tuoi commenti, carissima.
Passo geniale. Bravo Foer ma anche chi ne ha saputo cogliere lo stralcio 🙂
condivido
..e anche di più
già… ciao cara.
è un desiderio di autodistruzione che spinge Paolo a scrivere in questo momento. Ma è un desiderio dagli spigoli smussati come le punte di quelle forbici, insomma desiderio di morire, sì, ma appena un poco.
tenero Paolo, tenera tu,
ml
Oh, è che Paolo, come me, non sa fare le cose bene, nemmeno smettere di dire sciocchezze.
Caro, caro tu!
Mai scegliere un treno regionale, questa è una cosa che penso da sempre. Te ne andresti senza nemmeno una lacrima di commozione, solo con le maledizioni dei pendolari come omelia.
appunto.