Oltre a Franco ho un gruppetto, ristretto direi, di amici con i quali condivido qualche serata e qualche parola.
Una volta l’anno, a ottobre, ci riuniamo per un breve viaggio. Siamo otto e allora noleggiamo un pulmino. Guida Claudio anche se manca totalmente di senso dell’orientamento ma è astemio. L’essere astemio lo rende un intoccabile, ma amico inseparabile in caso di gita.
Io mi astengo da ogni aspetto organizzativo, me ne frego della meta, degli alberghi, dei ristoranti. Partecipo annuendo a qualsiasi proposta.
Nel gruppo c’è tale Titta, è sposato con una arpia che di nome fa Bruna. Lei ci definisce “Il geriatrico” che ormai è diventato il nostro nome di battaglia.
Settimana prossima andremo nella zona del Chianti. Sì, perché lo sfondo integratore delle gite del Geriatrico è il vino.
Parliamo dei bei tempi andati, di donne, di cibo e di politica. Quest’anno parleremo anche di Berto che se n’è andato pochi mesi fa lasciando la madre ma ancor di più la badante di quest’ultima. Bruna la chiamava la Irina, anche se si chiama Anna, mentre per noi Berto resterà “Coccodrillone” perchè così lo chiamava Irina (Anna) nell’intimità.
Quest’anno ho ancora meno voglia di partecipare del solito ma temo di non avere scampo, ci dovrò andare, lo devo a Franco. Ieri sera ho cenato con lui da Piero che prepara la giardiniera più buona che io conosca. Non è facile ottenere la giusta croccantezza della verdura e ancora meno ottenere il giusto grado di acidità e contare adeguatamente i grani di pepe nero. Ieri sera al banco, con Franco, degustavo estasiato la giardiniera e alcune fette di mortadella tagliata grossa, col coltello. Mangiavamo in silenzio per ascoltare la conversazione cinguettante di un gruppo di donne sui cinquanta sedute proprio dietro a noi. Il cinguettio venne interrotto da Piero che chiedeva se gradissimo la sua giardiniera, perché stava vivendo una nuova fase culinaria, quella della cucina molecolare. Cominciò a spiegarci la necessità che sentiva di sperimentare nuove tecniche in cucina che però uscissero dalla spontaneismo creativo, ma che avessero in qualche modo un supporto scientifico. Nella cucina molecolare cominciava a trovare alcune risposte. Parole come “azoto liquido”, “vuoto spinto”, “chimica” davano un senso nuovo e più profondo al suo lavoro in cucina.
Io allora ho pensato di avere la stessa necessità. Avverto il bisogno di dare un senso nuovo, più tecnico, meno fumoso e doloroso alla parola “amore”.
Amore molecolare.
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Le signore e signorine incominciano da bambine a finire sempre sulla parola “amore”.
(Non quello della carità cristiana, è chiaro, no?)
Dovresti sapere il perché!
Io lo so, ma loro lo sanno?
credo che ormai lo sappiano tutti.
Mal comune, mezzo gaudio (Confucio)
… mi ha fregato il finale, stupendo! 🙂
Sempre là cado 🙂
Anche io 😀
un applauso alla cucina molecolare.
(e comunque ottobre è un bellissimo mese per delle gite rituali di gruppo)
Lo credo anche io, vien quasi da anelare la pensione …
Magari il senso lo trovi guardando i vitigni del Chianti.. Sono strani tutti ammassati in grandi distese.. Tutti identici un po’ come le storie.. Eppure se guardi bene riesci a scovare la differenza.. L’eccezione
La zona del chianti è bellissima anche se preferisco quella del prosecco.
È vero ma bisogna saper guardare
Allora tu bevi prima del buon prosecco e poi prova a mirare per bene..
…un senso diverso…
iniziare con la musica 🙂
nel senso che dovrei cambiarla?
🙂
gli faccio i miei migliori auguri. anche perche’ non e’ mica cosi’ facile rieducarsi a una certa età. solo sul quel “tecnico” mi rimane qualche dubbio.
Hai ragione a una certa età diventa quasi impossibile.
Speravo che trovando una regola, rivolgendosi alla scienza fosse più facile.
bastasse un po’ d’azoto liquido per far “montare” l’amore. sarebbe bello
dammi una buona notizia: dimmi che per smontarlo può essere efficace…
se glielo spruzzi in faccia, senz’altro!
Mi riferivo all’amore, è quello che devo smontare
si ma se sfiguri il tuo uomo con l’azoto liquido vedi che poi si smonta anche l’amore
“Molecolare” si adatta meglio all’amore.Ma non basta, non è mai bastato.
Temo che tu abbia ragione
C’è troppa puzza di ospizio tra i vecchietti che vanno in gita, le cinquantenni che cinguettano, la giardiniera all’azoto liquido ed il colpo finale l’amore tecnico (a me l’amore scientifico fa pensare alle infermiere nella canzone Generale).
Scusami se stamattina non sono “politically correct”
Questa mattina … perché le altre?
😉
sì. bello.
Volevo mettere like al commento di inteso, ma non posso, non c’è il bottone… 😛
dici a Paolo?
Non potete continuare a vedervi così
É una parola scivolosa ‘amore’ perché dice tutto e non dice niente. É un po’ come la cucina molecolare di Piero. Un aggettivo roboante che dire il nulla.
é una parola melmosa, comincio a non poterne più.
Quando si abusa, poi viene la crisi di rigetto.
ummm, questo Paolo qui non è il Paolo di sempre… lo ripeto, sta diventando buono.
Ma non per questo mi piace meno. Soprattutto ho trovato perfetto il pasto a base di giardiniera e mortadella, era di un vintage verace.
No, la scienza non basta. L’amore come la scrittura va dove vuole. Molecoamare sarebbe un artificio che renderebbe l’amore un altra cosa…
Credo che tu abbia ragione, ora basta bontà!
Bellissimo il finale. Sì, è questione di ingredienti, di passione, di chimica e di combinazioni di gusti e sapori. E poi c’è quel pizzico di irrazionale che accomuna i grandi cuochi…
Purtroppo tutte le trasmissioni di cucina stanno dando un volto ai cuochi. Per me sarebbe stato meglio non vederli mai, chiuderli in cucina e basta, fatli rimanere entità senza un corpo specifico, una vita propria, un nome.
mi piace come tu, tramite paolo, le fai dire a Bruna le cose sgradevoli, acide.
ml
Oggi mi è venuta una luna che le faccio dire a me stessa!