Cara,

preferisco scriverti perché non ho voce per certe parole.
Immagino ti sia capitato spessissimo di sognare. Probabilmente avrai sperimentato sogni dimenticabili in un attimo, incubi che non hai nemmeno avuto il coraggio di ripensare, sogni meravigliosi, di quelli che ti svegli per un sospiro più forte e scopri che era solo un sogno. Una sensazione di angoscia ruvida ti assale, vorresti riaddormentanti, riprendere immediatamente a sognare, ma non c’è più nulla da fare, tutto è finito, tutto è perduto. Sai bene che mai più, mai più riavrai quella realtà, quella bellezza, quella perfezione. E allora cerchi di scoprire quale sia stato il senso di quello che hai fintamente vissuto. Nulla, un po’ alla volta anche il ricordo diventa nebuloso e cominci a riempire i buchi di memoria con immagini finte, create apposta per continuare a rivivere quel sogno che ormai è andato, finito, morto per sempre.
Immagino ti sia capitato anche di desiderare fortemente una cosa, un oggetto, un vestito, di sentire un vero e prorio bisogno di possederlo, di toccarlo, di guardarlo da vicino, di indossarlo. Poi basta un battito di ciglia, l’avvio del motore del frigo per farti dimenticare quel desiderio. Ti stupisci e cerchi di capire cosa sia successo, perché in un attimo non ti interessi più. Quasi ti dispiace, ti pare di aver gettato via montagne di pensieri, di ipotesi di vita, ma è tutto passato, finito, morto per sempre.
Ti sarà capitato anche di avere un segreto, di tenerlo stretto a te. Avresti avuto mille occasioni per liberartene perché dicono che certi pesi siano più leggeri se condivisi, ma tu hai tenuto duro, nulla è trapelato, mai, per una vita. Ad un certo punto, non sai, per quale ragione, forse uno sternuto del vicino di casa, lo sputi fuori, te ne liberi in un sol boccone, come vomitato.
Basta un istante, una frazione di tempo per capire che hai sbagliato, che non dovevi parlare, dovevi mantenere la bocca chiusa, perché nello stesso istante vedi negli occhi di chi ti ha ascoltato che è tutto passato, finito, morto per sempre.
Ora mi scrivo anche le lettere da sola.

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Metto i baffi così non mi riconosco.
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21 risposte a Cara,

  1. massimobotturi ha detto:

    qui, di cara, ci sei proprio tu

  2. Qualcuno diceva: se vuoi una mano d’aiuto la trovi alla fine del tuo braccio… Non siamo forse noi i migliori consolatori di noi stessi come i nostri più tremendi giudici? Una lettera a noi stessi è il regalo più bello che possiamo farci perché ci aiuta a vederci, nel senso di prenderci in considerazione, per quello che siamo e per ciò di cui abbiamo bisogno e questo chi meglio e prima di noi lo sa?

  3. rodixidor ha detto:

    Affrancatura a carico del destinatario 🙂

  4. rO ha detto:

    Sssss, non si raccontano i segreti :))

  5. Volevolaprinz ha detto:

    Bello! Ci vuole gran coraggio,ma soprattutto onestà nel scriversi una lettera,mettersi a nudo e tirar fuori quello che c’è dentro. Bello,bello,bello!

  6. tramedipensieri ha detto:

    Certe situazioni devono poter maturare prima. Il tempo dona le parole giuste da dire e/o scrivere.

  7. Andreataglio ha detto:

    bellissima lettera – e aggiungo due considerazioni.
    Io a volte fantastico su cosa accadrebbe se mi lasciassi i miei segreti. A volte quasi ci spero, ma tremo sempre e non ho mai il coraggio dei miei segreti. La liberazione mi porterebbe tantissimo dolore. Ti auguro che la tua sia meno traumatica, o almeno che il taglio si rimargini velocemente.

    Sullo scriversi lettere a un certo punto della vita mi sono trovato incastrato in me stesso, e non riuscivo a uscirne anche se sapevo di avere le competenze per districarmi da me stesso. Alla fine ho fatto un bel esercizio di schizofrenia e ho dato voce a un’altra voce dentro di me; una voce che, grazie al dialogo, è riuscita a darmi le indicazioni per rimettermi in sesto. Era sempre la mia, ovviamente, ma mi ha colpito quanto mi fossi separato da me stesso.

    In bocca al lupo, e continua a scrivere. Lo fai sempre in modo divino.

    Andreataglio

  8. newwhitebear ha detto:

    I sogni non costano nulla, gli incubi sì. Meglio scriversi adosso piuttosto che sia un’altra persona a ricordarti la realtà

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