Pioveva forte e io non potevo fare altro che aspettare.
Non mi piace la pioggia, nemmeno quella agognata dopo giorni di calura.
Continuavo a guardare fuori dalla finestra, ma il panorama non cambiava. Non era un temporale, non avrebbe smesso di piovere nel giro di pochi minuti, era un vero diluvio, di quelli che durano ore.
Lei continuava a dormire. È sempre la stessa storia, con tutte le donne che ho avuto: loro dormono, io le guardo dormire. Il lenzuolo la copriva quasi interamente seguendo le curve del corpo. Potevo vedere solo una parte del profilo del volto lasciata libera dai capelli e il piede sinistro che usciva anche dal perimetro del letto. Quel piede totalmente abbandonato la faceva sembrare priva di vita. Poco prima quel corpo aveva dato prova della sua esistenza, lo aveva fatto per me, facendosi strumento del mio desiderio.
Adesso dormiva e della sua esistenza ormai mi interessava ben poco. Avrei voluto continuasse a dormire e che smettesse di piovere. Il pensiero del suo imminente risveglio mi agitava. Avrei dovuto parlarle, essere gentile, sorriderle, forse anche baciarla.
Desideravo che sparisse, che il letto la inghiottisse, di aver sognato di essere stato con lei in quella stanza di albergo, che non fosse mai esistita o che almeno, una volta sveglia, se ne andasse senza dire una parola.
E invece pioveva, il tempo passava e lei continuava a dormire in quella stanza che puzzava di birra. Ne avevamo portato un paio in camera e lei maldestramente ne aveva svuotato un bel po’ proprio sul mio cuscino. Avevamo riso riprendendo dopo poco uno strano sesso senza dire una parola, senza un briciolo di affetto, di riconoscenza, solo sesso. Sembrava piacerle anche se dava l’impressione di non essere totalmente presente, sembrava pensasse ad altro. Questa sua lontananza mi infastidiva ma al tempo stesso mi caricava di una forte eccitazione. Mi pareva bello stare in un letto, nudo, a servirmi di un corpo come al buffet troppo abbondante di un matrimonio di lontani parenti. Era come essere a teatro, finzione partecipata.
Erano ormai diversi anni che rappresentavamo quello spettacolo. Ci incontravamo non troppo spesso in modo da mancarci un po’, ma senza aspettare che la lontananza diventasse un’abitudine.
Quella notte ci eravamo fermati a dormire in albergo. Ora che era mattina, che stavo davanti alla finestra completamente vestito a guardare lei immersa nel sonno con la pioggia fuori a tenermi in ostaggio, capivo quanto irrilevanti fossimo l’uno per l’altro, come fossimi distanti, diversi e incompatibili.
Credo capiti sempre così tra amanti. A un certo punto tutto si sgretola, tutto diventa assurdo, noioso e inutile, proprio come una giornata di pioggia trascorsa davanti una finestra ad aspettare che passi.
How deep is your love?
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Speriamo che torni il sole.
Il sole sta sempre al suo posto, siamo noi a venire e ad andare. Forse dovremmo accettarlo. Credo che sia necessario non farlo
Ovviamente non ti riferisci a quelli già andati, come me. Beh, sì, il sole sta lì, sopra le nuvole. Allora diciamo che speriamo che si tolgano le nuvole?
“facendosi strumento del mio desiderio”
Fin che lo strumento c’è e il desiderio anche…
Dici che squadra vincente non si cambia?
Nè vincente nè perdente, e senza più scudetti in palio
volevo dire un’altra cosa
Quale?
Avevo capito che il tuo commento facesse riferimento a un bilancio comunque positivo nella vita di di Paolo.
Bilancio sì, ma visto dall’esterno, indipendentemente da lui e anche da lei.
Bilancio nè positivo nè negativo, bilancio neutro di abitudine acquisita, che bene o male si perpetua, si ripete come tante altre abitudini, come per tanti fedeli andare alla messa la domenica…. 🙂
Accidenti, ora ho mal di stomaco
Stomaco, non mal di testa?
Non so perchè ma il tuo post mi ha fatto pensare a” La casa delle belle addormentate” di Kawabata. Eppure lì di sesso nulla ma l’alienazione quella si…
Non lo conosco. Alienazione dici?
Nel senso di “altro da sé”? Ci devo pensare
Alienazione come distacco, estraneità da una realtà specifica, in parte anche da un “io” del presente che si stacca da una situazione concreta per trovare nel ricordo un “io” dimenticato.
Il libro te lo consiglio. Ho letto soltanto questo di Kawabata,non ti dico la trama per non levarti il gusto di leggerlo ma anche lui descrive certe posizioni del corpo delle dormienti e si può dire che l’alienazione è anche la loro.
Lo prenderò sicuramente. Grazie.
in fin dei conti la pioggia è un incontro tra la terra ed il cielo.
non ti sembra che facciano l’amore cielo e terra?
prima di un temporale hai mai notato la tensione che c’é tra i due…?
come una maschio ed una femmina che si desiderano, che si avvicinano piano, che fondono i respiri in baci affannosi…
ultimamente è un amore violento, che morde, che strappa, che dilava.
La pace dopo il temporale è come l’abbraccio dopo l’amore, il non volersi più staccare.
Ma cielo e terra si amano, si amano perché sono amanti.
È una bella interpretazione. Tu hai il dono di vedere le cose da un punto di vista sempre positivo
grazie, credevo di essere irrimediabilmente pessimista.
Comunque pensi che gli uomini ragionino così?
Che considerino le donne dei contenitori, dei vuoti a perdere?
Non credo che tu ne sia convinto(a).
Forse lo sei, ma di solito i tuoi commenti qui vanno in altra direzione.
Non so niente delle donne e degli uomini, parlo per me.
Bello il racconto anche se triste e spietato. Dai una visione senza spietata della figura maschile. Ma tanto è solo letteratura …
Volevi dire sempre?
Non credo. Uomini e donne, non credo ci sia differenza.
volevo scrivere “senza pietà”. Non lo so, forse mi è scattata la solidarietà di genere sapendo che chi scrive è una donna. Comunque qui il protagonista io narrante è un uomo, la donna non fa che dormire.
Da quanto dici allora tratto peggio le donne 🙂
Non mi far dire cose che non penso. 🙂
Tranquillo già fatico a esprimere quello che penso io…
Ahahah. Capita anche a te di scrivere e poi di capire quello che intendevi esprimere solo dopo, leggendo ?
Ogni volta! 🙂
Poco romantico quel Paolo 🙂 se la spassa poi vorrebbe che si dissolvesse, che sparissse come la pioggia.
Non credo che con il sesso Paolo se la spassi
Una frana, insomma
Perché? Può essere che nel sesso cerchi altro, qualcosa di diverso dallo spasso.
Questo è anche vero. L’impressione leggendo i pensieri di Paolo era che cercasse il divertimento.
Paolo, sensibile e cinico. Analisi desolante e vera, la sua.
ml
È tutto di una tale tristezza.
Che cruda verità.
Il perpetuarsi di un’abitudine che non ha più senso. Terribile.
Qui Paolo mi sembra molto umano nel desiderare qualcosa d’altro perché lui vuole altro secondo me.
E sta alla finestra e pensa.
Lei dorme forse per non pensare.
Come stai, cara?
E’ sempre bello leggerti e cogliere la tua profondità.
gb
sì, desidera un tipo di altro che non esiste.
Sto così, così. Tu?
ti abbraccio
Quale terribile “bilancio”!
Sto così e così.
Passerà.
Abbraccio te, cara
A presto!
gb
Un sorriso, sì, per te