Mi chiamava Love perchè la parola amore è troppo impegnativa. Mi regalava libri, null’altro che libri, solo parole, di altri. I libri che scriveva invece non me li regalava e comunque, li avessi letti, non vi avrei trovato una sola parola per me. È difficile non avere altro che parole in comodato d’uso. Io per lui ne ho spese moltissime, ne ho chieste in prestito, ne ho rubate e ne ho coniate. Ne ho ricamate, incise, scolpite, scritte, urlate e piante. Non ne ha ascoltata nemmeno una, o forse sì. Quel che è certo è che non ha mai capito nulla. Ci sono uomini incapaci di ogni minima forma di amore. Cuori di pietra, duri, gelidi, amari. Lui era così e io lo amavo. Amavo: tempo imperfetto.
Lo amai, è il tempo perfetto.
Sono veneta, rifuggo il passato remoto
giocavo sul fatto che è il perfetto indicativo in latino 🙂
Avevo capito che sei un secchione
🙂
No, Rodixidor. Amavo è il tempo giusto un amore che è finito ma è durato nel tempo.
Allora sei a debito di parole, visto che ne hai chiesto in prestito.
Condivido.
Non credo sia un vero debito
Non lo credo nemmeno io
la perfezione non è di questo mondo, ti devi accontentare di imperfetti, indicativi.
Accontentarsi forse è la soluzione.
Ti accontenti e godi. Comodo.
Così così … cit.
non so se è questo il caso, ma certi amori esistonoi solo con il senno di poi…
Sai che forse è il contrario? Erano davvero amori?
con il senno di poi, forse… 😉
No lo ama più?
Signor L mi è mancato tanto.
Di certo c’è che io amo lei.