La donna che la sa lunga le sta seduta, come ogni volta di fronte, sulla poltrona rossa che la fa sembrare minuscola. È una donna strana, minuscola ed enorme allo stesso tempo, con una voce che sembra uscirle dalle corde del collo per arrivare a quelle di ogni fibra del corpo di chi ascolta.
Quella donna sa di terra e di madre, ma anche di fulmine e battaglia.
Incarna in sé potenza e delicatezza. È come il vento, lieve e feroce, ristoro e dannazione.
Potrebbe sembrare un oracolo, ma non lo è. Non ha verità da offrire, sentenze, categorie.
Va da lei da qualche mese, per mettere un po’ di ordine a certe idee spettinate da alcune storie difficili che le attraversano la vita.
Va da lei, si siede sulla poltrona un po’ scomoda e comincia a raccontare un sacco di storie, un po’ belle, un po’ brutte, un po’ vere, un po’ inventate. Spesso mente, ma so per certo che se partecipasse ai campionati mondiali della menzogna arriverebbe seconda.
La conosco! 😍
😀
ben tornata dopo un lungo silenzio con un pezzo forte sulla donna bugiarda.
Grazie, ciao.
un sorriso
E chi arriverebbe primo? Forse sarebbe una vittoria collettiva…
io invece vorrei sentirle raccontare le storie quelle belle 😊
Anche io, ma bisogna saperle raccontare
Tu sai farlo (se vuoi).
Grazie, temo di no
Bene.
Prima di tutto un bentornata! (sempre un piacere leggere le tue visioni; ogni volta è come entrare in un sogno)
Poi grazie per Patrick Watson che sta piacevolmente addolcendo le ore di questa mia giornata inquieta e irascibile.
Bene confrontarsi con l’oracolo. Specchio. Tarlo. Grillo parlante. Terremoto, terrifico. A tratti risolutore. A tratti irritante, nemico, ostacolo fastidioso.
Mi piace l’immagine dei pensieri spettinati. In qualche modo definisce un “grado” di incomodo – passami il termine astruso, che fa pendant con la poltrona (di velluto) rossa di cui sopra -, non troppo elevato; in certa misura noto, consapevole. Di chi si sta prendendo cura, che per farlo bisogna pur provare a circoscrivere, definire, e valutare le risorse che si hanno a disposizione per farlo…
Bene, quindi. Sei tornata. Con parole e musica che sanno di dita leggere fra i capelli. Se non a pettinarli, almeno a toccarli, sentirli, carezzarli amorevolmente.
E poi le storie, si sa, soprattutto quelle belle, come dice “Luci”, servono anche a questo. Mai rinunciarvi.
Grazie Paolo, i tuoi commenti sono sempre belli.
Ti abbraccio
Grazie a te.
(nel frattempo devo aver fatto un po’ di casino: tempo addietro ti avevo mandato un’email, ma credo di aver sbagliato indirizzo; in caso ci si sente di qua…)
Un saluto e un abbraccio a te.
Paolo