La prima volta che li ho visti è stata anche l’ultima, l’unica.
Prima ho visto lei, mi era sembrata triste. Indossava un gonnellone verde lungo fino ai piedi e una canottiere scura su di un torace magro, quasi ossuto. Sulla spalla destra teneva una grande borsa da spiaggia che appoggiò sul lettino, quello accanto a me.
Si girò a guardare un po’ stizzita il gruppetto che la seguiva. Quattro, erano i suoi figli.
Il più piccolo frignava perché non riusciva a portare la sacca con i giochi da spiaggia. La femmina sui sei anni aveva un costume intero che sembrava d’altri tempi, con dei volant di tulle per spalline. Lo portava con orgoglio mentre con passo deciso si dirigeva verso il mare informando la madre che avrebbe fatto subito il bagno. Teneva con entrambe le mani una pala enorme con un lungo manico di legno. Seguiva l’altra femmina. Gli occhiali da vista neri e tondi la facevano sembrare molto seria. Aveva due gambe magre e lunghe, in mano una borsa troppo pesante che trascinava lasciando una scia sulla sabbia. Il maggiore completava il quartetto. Era un ragazzetto sui tredici, con i capelli lunghi, la bocca grande un po’ imbronciata. Portava sulle spalle una grande sacca che lasciava uscire delle pinne. Aveva un fare da grande, quasi da adulto.
Arrivarono tutti dalla madre e abbandonarono accanto a lei i loro fardelli.
La donna sfilò la canottiera e il gonnellone restando in costume. Il corpo abbronzato era magro e non mostrava traccia delle gravidanze. Tirò fuori un pareo dalla borsa da spiaggia, lo stese con cura sul lettino e ci si sdraiò sopra, abbandonata, quasi sfinita. Il più piccolo in un attimo le fu sopra. Lei lo accolse tra le braccia. Un secondo e arrivò la bambina con gli occhiali, si inginocchiò accanto al lettino e appoggiò la testa vicinissima a quella della madre. In un attimo tutti le furono accanto. Sembravano animaletti accorsi per un richiamo. Il maschio grande si sedette sulla sabbia e sussurrò qualcosa all’orecchio della donna che non parlò, si limitò a guardarlo sorridendo. La bimba col costume d’altri tempi disse che voleva fare una buca gigantesca e si allontanò, fermandosi però poco distante. Il fratello maggiore la seguì, arrivato accanto si fece dare la grande pala e cominciò a scavare con forza. La bambina allora cominciò a scavare con le mani.
Dopo qualche minuto il piccolo si sciolse dall’abbraccio della madre e si diresse verso i fratelli inginocchiati a scavare.
“Se solo ti azzardi a toccare te la faccio pagare cara!” Lo ammonì il maschio grande. Il piccolo non disse una parola e si accovacciò un po’ più in là a guardare senza dare fastidio.
La sorella con gli occhiali, li tolse, li mise nella borsa della madre e le li sdraiò accanto. Era tutta sua.
“Ecco, arriva papà.” Disse la donna. La bambina le si strinse ancora di più contro.
Mi sono voltata anche io nella direzione dello sguardo della donna.
“Dai, è tardi, andiamo.” Hai detto tu.
Ti ho seguito, mansueta.
Da qualche tempo la mia vita è piena di storie non concluse. Non saprò mai nulla di quell’uomo, della sua voce, del suo amore per lei e per i suoi figli. Non saprò come nuota né come sorride.
Da qualche tempo le storie posso solo immaginarle.
E noi lettori, sospesi, abbandonati così, accanto alla buca grande dei bambini in una specie di fotogramma bloccato senza poter sapere come prosegue.
Viviamo sulla stessa nota.
In realtà l’ho visto e so molte cose di lui.
Io penso che interessino solo a me le cose della gente, i particolari. Se ti interessa vado avanti.ciao
Siiiii prosegui! Ma è bello anche che hai interrotto la storia così, come se ti fosse capitato
Lo sai che mi interessa, specie se racconti tu.
Grazie, un tempo litigavamo …
una fervida fantasia aiuta
Ne ho da vendere
fammene due litri. vuoto a perdere
Tu sai di lui, della sua voce…
“Da qualche tempo le storie posso solo immaginarle.”
Immaginarle è viverle per me.
E allora metto in moto anche io la mia fervida fantasia, mm cara
Mi è piaciuto molto questo tuo scritto…
C’è una “sospensione” che inizia dalle tue prime righe.
Ti abbraccio
gb
E’ quella tua “sospensione” che apprezzo sempre di più…
gb
Grazie, sempre.
le storie sono belle quando non si conosce il finale e ognuno di noi lo immagina a modo suo
Sono d’accordo
giusto.
Ci hai abbandonato a metà!! 😂
Devo continuare?
Ma certo!! 😊
Grazie, lo farò
Un incantesimo quella sospensione, e tale dovrebbe restare.
Come ho scritto sopra, è la bravura di mm che riesce a far sentire forte quella “sospensione” già dalle prime parole…
gb
Tu sei sempre troppo generosa
Quindi mi devo fermare? Grazie
Ti abbraccio forte, mia cara.
gb
No, non fermarti mai di scrivere; ma questo racconto è perfettamente compiuto così come si trova. E’ vera classe questa !
Non fermarti mai di scrivere.
Amo troppo leggerti.
Ti auguro un buon tempo, mia cara
gb 🙂
Sì, vera classe.
Concordo, gialloesse
🙂
gb
E poi… il tuo sense of humor è una gioia per me, mm.
Non ci abbandonare, no no.
🙂
gb
Buona fine settimana, cara
Buon
Un mio refuso ci voleva! 😉
gb
Grazie
Scrivi molto bene.
Ti ringrazio tanto.
un gesto della bambina con gli occhiali all’arrivo del padre mi fa pensare che questi non fosse all’altezza del resto della famiglia, per cui sono contento che tu abbia spento le luci col suo ingresso in scena.
ml
Allora ho mostrato male. Quelli erano tutti speciali. Forse la bambina con gli occhiali di più
“Ecco arriva papà” disse la donna. È la bambina le si strinse ancora più addosso