Guardavo le gare di nuoto.
Una è arrivata seconda ed era arrabbiata, delusa e arrabbiata, ma continuava a dire che era felice. E allora ho pensato che io non ho mai vinto, non sono mai nemmeno arrivata seconda, a meno che arrivare secondi non coincidesse con arrivare ultimi. Non è che non ho mai vinto, ho sempre perso. Ho perso mia madre, mio padre, amici, amanti, lavori, gare, riffe, lotterie, scommesse, occasioni, tutto.
Poi ho pensato che non ho veramente perso, ha vinto qualcosa o qualcuno d’altro e io me ne sono rimasta sempre lì, a bocca asciutta, a guardare, qualche volta fregandomene, qualche volta piena di lividi e col sangue che usciva dappertutto, qualche volta senza nemmeno accorgermene.
Ci deve essere da qualche parte un meccanismo che si attiva e fa vincere l’altro. Non cerco scuse, conosco bene la mia natura gelatinosa, so quanto poco io sia in grado di afferrare le cose e stringerle forte, trattenerle.
Signora, lei è una donna piuttosto distratta.
A che cosa si riferisce?
Ahi, ti vedo poco preparata su Fabrizio de André 🙂
Illuminami
Se perdi tante cose sei una signora estremamente distratta (cit. Amico Fragile)
Era arrivato molto prima Oscar Wilde: “Perdere un genitore può essere considerata una disgrazia; perderli entrambi sa di disattenzione”. Il De André, come al solito, copia.
c’è una pedagogia didattica che si chiama globalità dei linguaggi ed una delle sue teorie è..tieni stretto e lascia in fretta.
Piano piano ho imparato ad amare anche il lasciare…
si perde, si vince. Basta non farsene un dramma.
Sono arrivata qui per caso, cercando altro. (Mi) cerco sempre (in) altro. Mi sei capitata come le visioni prese di sghimbescio, quelle che arraffi in fretta e furia, prosegui, poi torni indietro col muso arricciato mentre ti dici: “aspetta un attimo, cos’era quella cosa lì”?
Tornerò a leggerti. Intanto ti ringrazio per la sorpresa e per le volte in cui nel giro di pochi minuti, mi sono messa comoda a lambire pensieri-pensati, e un po’ trascritti, solo seguendo le tracce segnate dalle tue parole.