Quando noi ci troviamo in quel posto che è come una camera si decompressione, abbiamo volti e sorrisi modesti, ma pieni di vigore. I nostri occhi un po’ ci tradiscono, ma evitiamo di mostrarli. Ci vestiamo con cura, seguendo regole che ci siamo tramandati, come in un rito di purificazione.
C’è chi arriva per la prima volta e noi lo accogliamo e lo aiutiamo, pronti ad allacciare maschere e camici con dita sicure, anche se di sicurezze noi certamente non ne abbiamo.
Arriviamo e ci troviamo in quattro o cinque, a volte sei ed è già una folla. Ci salutiamo perché apparteniamo alla stessa famiglia, quella della paura.
Siamo un’umanità che soffre e si interroga e capisce alcune cose e ne tralascia molte perché non hanno più senso.
Quando usciamo smettiamo di respirare, strappiamo gli abiti che abbiamo indossato, liberiamo i capelli, per ultimi i guanti. Poi un po’ prendiamo fiato, giusto un po’ per crederci ancora, anche se non sarà mai più la stessa vita, mai più.
Ti abbraccio.
sbaglio o è un posto di transito. Ben ritrovata.
Un abbraccio
Un abbraccio forte.