Paolo è lontano ormai. Peccato, mi piaceva tanto di lui. Le sue gambe in modo particolare, in grado come erano di tenere un passo veloce dentro, ma fuori lento e compassato. Lunghe, con le ginocchia grosse da ragazzino scapestrato, ma ben nascoste da calzoni seri. Mi è piaciuta la sua bocca all’apparenza sottile e nervosa, ma in verità morbida e dolce come quella di mia madre o di mio padre che ho amato, entrambi, appassionatamente, senza mai saperlo. Mi è piaciuta la sua cattiveria bambina, di quelle che perdono sempre. Era un perdente, uno schiavo, un sottomesso. Si descriveva con parole dure, non si amava. Credeva di avere una bruttezza in fondo al cuore che tutti potevano annusare, a volte venirne attratti, ma mai innamorati. E invece no, lui era bello, di una bellezza che non poteva capire e forse nemmeno io ho capito veramente. Non credo sia morto, starà là, al suo posto. E io lo penserò con amore e compassione, quella che forse sempre tutti noi meritiamo.

vero..amore e compassione
Questi tuoi “portrait” sono dei fantastici camei, da gustare piano, snocciolando ad alta voce le parole… Si prestano a un’interpretazione in monologo, di livello però… Brava!
P.
Anche fumare, ma non credo che smetterò molto presto.
un piccolo ritratto ma estremamente efficace e potente.
Sai essere crudele però.