Riflessione. Nel senso che volete voi.

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Questa frase e questa immagine gira da molto tempo ed è quasi diventata un imperativo pedagogico.
Io appartengo alla generazione di bambini tirata su a “bambini tabula rasa”.
L’espressione “bambini competenti” la mia maestra e i miei educatori in generale non sapevano nemmeno dove stesse di casa.
Oggi mi trovo a riflettere su quanto si stia esagerando, su quanto genitori ed educatori stiano offrendo una fotografia bugiarda della realtà.
Non siamo tutti artisti, nemmeno i bambini. Siamo tutti (ma anche no) in grado di fare un prodotto, ma il genio non abita in ogni scarabocchio uscito dal pennarello.
Questo è periodo di valutazione, di pagelle. Nulla di più complesso e odioso di dare un valore, valutare appunto, nel lavoro che faccio e ancora peggio se per farlo devo utilizzare un numero. Ma lo devo fare e lo faccio tenendo presente diversi aspetti. O forse dovrei fermarmi alla media dei voti ottenuti nelle verifiche? Devo tener presente dei progressi, dell’impegno, dello sforzo prodotto per raggiungere un risultato modesto ma che rappresenta il massimo raggiungibile oppure no?
La docimologia non aiuta certamente e nemmeno il buon senso.
Ma ancora meno aiuta fermarsi a quel voto.
I bambini sono un fatto difficile, complesso. I bambini sono un insieme con infiniti sottoinsiemi ancora più degli adulti.
Forse è ora di smettere di considerarli artisti o piccoli scassapalle al bisogno. Crescono anche osservandosi riflessi nel nostro sguardo.
Tutto questo discorso del cavolo per dire che credo che Picasso abbia detto una stronzata.

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Metto i baffi così non mi riconosco.
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33 risposte a Riflessione. Nel senso che volete voi.

  1. ludmillarte ha detto:

    ahah! credo che ciò che ha detto Picasso sia da intendere pensando che in ogni bambino ci sia abbastanza fantasia per creare qualcosa di unico, non stereotipato. siamo noi adulti che li indirizziamo entro certi canoni realistici e non necessariamente estetici ed artistici. sul valutare e sul conseguente numero appioppato (seppur da qualcuno con tanta attenzione e considerazione non limitata alla media matematica, evviva!) dico solo che è un discorso assai lungo e spinoso…sarei per il non voto. mi limiterei al “sono o non sono riuscita a…”

  2. Pingback: alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 15.02.14 | alcuni aneddoti dal mio futuro

  3. tramedipensieri ha detto:

    Mai sopportati i numeri, mai. Compresa la matematica.

  4. Niko ha detto:

    Guarda… parlavo proprio di questo argomento qualche sera fa. Oggi, al primo mantenere la nota in modo stabile per 3 secondi, ci si preoccupa di iscrivere il bambino ad un talent show perchè sicuramente il figlio diventerà un cantante. . . . Il pupo fa un disegno con tratto sicuro, proporzionato negli elementi spaziali, con scelta di colori appropriati, ben aderenti al reale? Ah, beh… istituto d’arte chè sicuramente è un artista in erba.. mah..!! Parliamone..

    • menteminima ha detto:

      Credo sia giusto seguire le inclinazioni, incoraggiare, applaudire al bambino che ti offre un disegno, una canzone, una poesia, un fiore. Altro è fare di quel bambino il pittore, il cantante, il poeta, il giardino universalmente riconosciuto solo perché è un bambino, o , il nostro bambino.

  5. SuperG ha detto:

    Completamente, ma completamente NON d’accordo. È quando si è bimbi che si è al massimo della fantasia e della creatività, poi crescendo ci si costruisce schemi mentali e binari all’interno della società e della cultura in cui si vive (necessari al fine del vivere in una comunità) che ci limitano, ci mettono degli occhiali circa la fantasia e la creatività. Non è certo un caso se i più grandi artisti hanno dei tratti antisociali. Ah, vorrei anche aggiungere degli artisti geni, citando i mitici AMICI MIEI: Cos’è il Genio? – È fantasia, intuizione, colpo d’occhio e velocità d’esecuzione. Rambaldo Melandri (Gastone Moschin).

    • menteminima ha detto:

      Ti assicuro che tra i bambini c’è di tutto. Non condivido affatto che ci sia il massimo della fantasia e della creatività per definizione. Quello che volevo dire è che seguendo questo principio, accogliendo ogni loro prodotto come “geniale” sbagliamo, creiamo una sbagliata percezione delle proprie capacità. Capita poi che appena un po’ più grandi chiediamo loro altro. Nella scuola, ma anche in famiglia potremmo fare mille esempi.
      È difficile, io cerco di accogliere e di prestare la giusta attenzione ad ogni cosa. Ma come devo rispondere ad un bambino che interviene a sproposito ogni cinque minuti, che non sta seduto per più di due, che non riesce mai a prendere in considerazione l’ipotesi di aver sbagliato o di accettare che qualcuno possa pensare una cosa diversa, che se gli si chiede di applicare una tecnica deve seguire la consegna e non fare il cavolo che vuole?
      Proviamo ad essere concreti.

      • SuperG ha detto:

        Magari che ha un disturbo. Forse è iperattivo. In ogni caso è un bimbo che ha bisogno di essere seguito, capito e supportato più di quelli che stanno seduti per ore e che fanno alla lettera quello che gli si dice (anche se a me spaventano molto di più quest’ultimi). Molto,spesso i bimbi tendono con i loro comportamenti ad urtare punti sensibili di noi adulti, o meglio punti del bambino interno di noi adulti…. Ops… Scusami ma se continuo rischio di fare un trattato di pedagogia…
        Insomma sono appena tornato… Ma sono già pronto a litigare se vuoi! 🙂

      • menteminima ha detto:

        stiamo parlando di aspetti differenti, di due cose diverse. Vieni a farti un giro da me, a scuola e poi ne riparliamo.

  6. newwhitebear ha detto:

    Non sono convinto che in ognuno di noi alberghi un genio, anzi penso il contrario. La fantasia non è sufficiente anche se è necessario. La creatività è necessaria ma non sufficiente. Fare o creare qualcosa di originale non è impresa facile, anzi tutt’altro. Anche riprendere l’idea altrui per rivestirla con proprio modo di intendere la fantasia non è facile e difficilmente produce qualcosa di positivo.
    Quando ero bambino, uscire dal solco non era indice di genio o altro ma venivi considerati un «diverso» e quindi da punire. Adesso si assiste al fenomeno opposto. Essere nel solco è indice di mancanza di idee, che esce dal solco è il genio.

  7. non conoscevo la frase di picasso, ma mi ha ricordato molto molto molto una simile dell’ideatore del teatro che pratico: “tutti possono fare teatro, anche gli attori”. quando ci pensi bene, quando lo sperimenti, ti accorgi che poi, forse, in fondo sono riflessioni “esagerate”; ma quando ne percepisci appieno la provocazione, in quell’attimo in cui si destrutturano le idee formali e prendono vita altre prospettive (sulla relazione, sull’autodeterminazione, sulla consapevolezza), ecco, in quel momento una frase di quel genere è pura rivoluzione.

  8. massimolegnani ha detto:

    credo che picasso intendesse altro con “artista”.
    non la genialità dell’arte ma la capacità espressiva dei bambini.
    ml
    (docimologia…non ho la più pallida idea di cosa sia)

  9. graziaballe ha detto:

    Ma in che senso? e in quale campo? Mio figlio disegnava solo gomitoli, spesso nemmeno troppo interessanti per l’uso dei colori, cantava malissimo, non voleva partecipare alle recite e cmq a nessuna manifestazione del sè in pubblico, non scriveva pensierini che io ricordi degni di essere conservati tra le pieghe del mio cuore. Ogni volta che leggevo le vagonate di aneddoti citati dalle altre mamme sul genio dei propri figli provavo un senso di inadeguatezza infinito (ah quei gomitoli rispetto a praterie, fiumi, famiglie sotto casette variopinte!). E non vorrei scomodare la psicanalisi per favore, nè per me nè per i gomitoli grigi e marroni di Ludo, che poi sono stati abbandonati per altre cose, altre forme, altre età.
    Questo per dire che l’infanzia è un mondo che riguarda ormai più gli adulti che i bambini stessi, è ormai quasi una proiezione dell’adulto.
    Il fatto che spesso gli artisti sentano l’esigenza di tornare bambini nella loro capacità di sentire senza diaframmi, completamente aderenti alla sola espressione o espressività forse genera quest’illusione che ogni bambino sia un artista. Lui fa solo splendidamente il suo mestiere di bambino.

  10. menteminima ha detto:

    ecco tu hai spiegato perfettamente.

  11. gelsobianco ha detto:

    “Tutti i bambini sono artisti. La questione è riuscire a rimanere artisti mentre si cresce.”
    Credo Picasso si rivolgesse a bambini che, oggi, non esistono quasi più e che si rivolgesse alle loro capacità espressive.
    E non ci sono quasi questi bimbi oggi perché inglobati in un sistema che di “autentico” ha ben poco.
    Io, poi, che artista, non sono, ho l’esigenza di tornare bambina, molto spesso, una bambina che sentiva tutto “intero”.
    Come deve essere difficile fare il tuo lavoro bene, mm!
    Ciao, cara!
    Ti sorrido
    gb

  12. intesomale ha detto:

    A me da bambino mio padre diceva: arte un cazzo, l’arte è 10% ispirazione, 90% traspirazione. E mi ha insegnato a usare la mola circolare 😀

  13. stefaniazan8 ha detto:

    Perchè non si tratta di riempire un sacco. Ma di accendere la fiamma che c’è in ognuno di loro. Questo vale per gli insegnanti che per i genitori.
    Una volta fatto questo, che diventi dottore, artista o gelataio, l’importante è aver acceso il fuoco.
    Non lo spegnerà più nessuno!

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